LA STORIA

st_marcel

Nel Giugno del 1968 nasce presso la Facoltà di Mineralogia di Torino il Gruppo Mineralogico Piemontese (GMP). Il nucleo iniziale di 15 soci viene coordinato dal curatore del museo dell’Università, il dottor Carlo Trossarelli.
Nel 1972 il responsabile del GMP, insieme con il Circolo Mineralogico Torinese (CMT) e altri privati, allestiscono la prima mostra torinese di minerali al palazzetto delle Belle Arti al Valentino che otterrà un notevole successo, tanto da essere ripetuta l’anno successivo. Nascono in questo periodo anche il Notiziario di Mineralogia e Paleontologia (ancora oggi pubblicato) e la rivista Minerama (con pochi anni di durata).
Nel periodo tra il 1970 e il 1980 nascono la gran parte dei gruppi mineralogici: in Val d’Ossola, a Novara, Lanzo, Pinerolo, Robilante, Rivarolo e Cossato. Nello stesso lasso di tempo iniziarono a fiorire le attività commerciali di vendita dei minerali.
Nel 1971 viene trovata l’OMPHACITE nel Bric Vert di Quincinetto dal nostro socio Saudino , considerata da sempre una componente delle rocce eclogitiche. Un bel campione viene inviato anche al British Museum di Londra.
Nel 1973 viene ridefinito lo statuto del GMP e vengono indette le prime elezioni tra i 50 soci, che eleggeranno delegato Roberto Thoni. L’indagine sui collezionisti nel 1975 segnala l’esistenza di ben 176 collezionisti piemontesi tra i quali annoveriamo i nostri soci Vineis, Valfrè, Merlo Pich, Benvenuti, Albano, Castagneri, Delmastro e Betta.
Nel 1975 muore il presidente del CMT (Meda, a cui verrà dedicato il minerale MEDAITE), che verrà sostituito da Galante, poi da Bussi ed infine da Pellizzone. In quell’anno viene ritrovato a Brosso un nuovo minerale che verrà chiamato CANAVESITE.
Nel 1976 viene dismesso il laboratorio di analisi dell’Università, fatto che costringe a mandare altrove i campioni per le analisi. In Russia vengono battezzati minerali trovati per la prima volta in Piemonte come la TOCHILINITE e la VALLERIITE di Traversella e la TODOROKITE nell’opale di Baldissero Canavese. A Baveno viene trovata la BAVENITE analizzata a Milano.
Le nuove elezioni del GMP incaricano Achille Vineis della presidenza. Nel 1978 i soci del GMP sono oltre 100 e la mostra torinese dei minerali approda definitivamente a Torino Esposizioni, in Corso Massimo D’Azeglio, nel 5° padiglione.
Verso la fin dell’anno, il Museo di Mineralogia dell’Università di Torino passa sotto la Regione Piemonte che lo trasformerà nel Museo di Scienze Naturali. Viene approvata in Regione la legge di tutela dell’ambiente che pone i primi divieti a favore del rispetto del territorio piemontese.
Nel 1979 nasce la nuova ASSOCIAZIONE PIEMONTESE DI MINERALOGIA E PALEONTOLOGIA (APMP) ubicata nella scuola Gabelli di Via Monterosa. Il notiziario dell’associazione si trasforma e continua a essere stampato per tutto il 1980 prima di interrompersi definitivamente e riprendere solo alla fine degli anni ’90. Vengono inoltre abbandonate le gite sociali a favore di viaggi in bus e in treno verso le principali mostre europee. Conferenze e proiezioni continuano, anche se in tono minore.
Non a tutti i soci della ex GMP piace questa nuova situazione e l’ubicazione un po’ angusta della nuova sede, per cui si assiste ad una drastica diminuzione degli iscritti. Prosegue altresì il lavoro a favore della mostra torinese, tanto che nel 1980 viene istituito un comitato composto da 10 persone per la gestione separata della stessa e chiamato MTM (Mostra Torinese Minerali). Nello stesso anno parte il piano dei parchi regionali che verrà reso operativo nel 1984 precludendo la ricerca in importanti aree come la Cristalliera, Cassafrea, Villano e Muretto, poi inglobate nel parco Orsiera-Rocciavrè. Le aree mineralogiche di Entraque e Troncea vengono inserite nel Parco dell’Argentera, le Miniere del Beth nel Parco della Val Troncea, il Monte Cervandone entra nel Parco dell’Alpe Veglia e Devero.
Nel 1984 alcuni soci (fra cui Eros Accatino e Manlio Vineis) tentano, tramite il WWF, di far approvare una legge sulla raccolta di minerali al fine di impedire il divieto generico già approvato nelle regioni limitrofe. Nascono in questo periodo dei piccoli gruppi mineralogici al Cedas-Fiat, al Cai Uget e a Grugliasco.
Nel 1987 viene trovata nella miniera di Balangero la BALANGEROITE. Verso la fine degli anni ’80 inizia la crisi del commercio di minerali e molti esercizi chiudono i battenti o trasformano l’attività passando (o implementando) con la bigiotteria e le pietre lavorate.
Nel 1990 il gruppo copartecipa finanziariamente, insieme ad altri gruppi, alla pubblicazione di libri. Nascono il Vocabolario di Mineralogia e i successivi tre libri sulla Sardegna. La miniera di Balangero chiude i battenti a causa del manifestarsi dei primi casi di asbestosi, mentre quelle di talco passano alla leader francese Luzenac.
Nel 1992, grazie all’attività del presidente Ercole Napati, l’APMP ottiene la nuova sede nella scuola di Via Madonna de la Salette, nella quale ha a disposizione un intero piano di 350 mq e garantendosi così ampi spazi per realizzare una sala conferenze, un magazzino, una grande sala soci, un lungo corridoio con le vetrine in cui viene allestito il museo mineralogico e altre stanze per la segreteria ed il consiglio. La quota soci raggiunge la sessantina e viene eletto il nuovo presidente Leonardo Aglio.
Nel 1994, in seguito al rientro nel gruppo di un vecchio socio, vengono organizzati corsi per neofiti che portano in un paio d’anni il record degli iscritti a 161. Ripartono le gite sociali, viene ampliata la biblioteca con abbonamenti a riviste internazionali, comincia a svilupparsi un crescente interesse anche verso la paleontologia e si realizza una mostra mineralogica per non vedenti. L’APMP inoltre ripropone la legge per la regolamentazione della raccolta di minerali in Piemonte, che viene finalmente approvata. Nasce il registro dei raccoglitori (gratuito) a cui tutti devono iscriversi per svolgere ricerche.
Nel 1995 vengono acquistati dei nuovi microscopi per potenziare il settore dei micromounts e riprendono le gite sociali alle mostre italiane ed internazionali di minerali. Comincia un nutrito programma di attività sociali con proiezioni e conferenze, gite e feste sociali.
Il 1996 è l’ultimo anno di gestione della mostra torinese, divenuta per importanza la seconda d’Europa; il passaggio della stessa ad una società esterna provoca non poche polemiche in seno al gruppo. Il nuovo consiglio elegge Manlio Vineis alla presidenza per frenare polemiche e fuggitivi.
Nel 1997 e 1998 parte la modernizzazione del gruppo e arriva in associazione il primo personal computer, preso in gestione da alcuni soci giovani ed entusiasti; viene acquistato un televisore e un videoregistratore per visionare i filmati della nastroteca in formazione. Ritorna Aglio alla presidenza ed il numero di iscritti si stabilizza su oltre 100 persone. Si scioglie il gruppo di Grugliasco, per problemi di sede, che confluisce nell’APMP.
Nel 1999 viene realizzata la prima mostra didattica nei locali della ex mensa della scuola, in collaborazione con il Cedas-Fiat e il Cai-Uget e ricomincia la pubblicazione del notiziario dell’associazione. Verso fine anno l’associazione viene nuovamente sfrattata dalla sede, in quanto la scuola ospitante necessita di nuovi spazi per gli studenti e si trasferisce definitivamente presso la scuola De Sanctis di Corso Svizzera. E’ l’ultimo anno di partecipazione alla mostra torinese, attività poi ripresa nel 2009. Nel corso degli anni ’90 vengono inoltre scoperti due nuovi minerali nelle pegmatiti dell’Ossola, la VIGEZZITE e la ROGGIANITE.
Nel 2003 inizia la collaborazione con il museo di Valsalice, grazie a Don Fonio che ha sostituito Don Boccardo alla direzione del centro.
Negli ultimi anni l’associazione ha provveduto a modificare lo statuto aggiornandolo e allargando l’interesse a tutte le Scienze della Terra, inscindibilmente collegate ai fossili e ai minerali. Lo stesso, approvato dall’Assemblea dei Soci, è stato depositato presso l’Ufficio Atti Privati dell’Intendenza di Finanza di Torino e registrato presso l’Albo Comunale delle Associazioni. Oggi come allora noi, soci dell’APMP, riproponiamo con l’immutato entusiasmo quella molteplicità di attività che ci hanno sempre caratterizzato. e ci hanno sempre caratterizzato.